EMOPOIESI CLONALE E I131

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
MICROBIOTA INTESTINALE NELLE TIROIDITI E MALATTIE AUTOIMMUNI
 
LA TIROIDITE DI RIEDEL (E PATOLOGIE IgG4 RELATED)
 
PUNTEGGI PREDITTIVI DI PATOLOGIA AUTOIMMUNE TIROIDEA
 
MARKERS DI RISPOSTA TISSUTALE ALLA TERAPIA SOSTITUTIVA CON L-TIROXINA
 
 
 
 
 
 
 
Articolo Dr. Piazza - L'opinione personale n.3 - febbraio 2020
 
Articolo Dr. Piazza - L'opinione personale n.2 - febbraio 2016
 
"Medicina Metropolitana" - Periodico di Informazione per la Salute ed il Benessere Anno I - Gennaio/Febbraio 2013
 
"Medicina Metropolitana" - Periodico di Informazione per la Salute ed il Benessere Anno V - Numero 1 - Marzo 2011
 
"Palermo Medicina Metropolitana" - Periodico di Informazione per la Salute ed il Benessere Anno 3 - Febbraio 2009 - Autorizzazione: Tribunale di Palermo in corso
 
"Palermo Medicina Metropolitana" - Periodico di Informazione per la Salute ed il Benessere - Anno 2 - n. 2 - Giugno 2008
 
"Palermo Medicina Metropolitana" - Periodico di Informazione per la Salute ed il Benessere - Anno 1 - n. 1 - Settembre 2007
 

 

 
Emopoiesi Clonale I131.pdf

L’emopoiesi clonale è frequente e correlata con il trattamento con I131 nei pazienti con neoplasia della tiroide e può essere associata a una ridotta sopravvivenza.
L’emopoiesi è la continua produzione di cellule del sangue a partire da cellule staminali residenti nel midollo osseo.
L’emopoiesi normale è policlonale (ci sono circa 10-20 mila staminali emopoietiche nel midollo osseo umano), ma se in una cellula staminale si realizzano mutazioni in particolari geni chiave (ASXL1, DNMT3A, JAK2, PPM1D, TET2, TP53, JAK2), il suo clone può espandersi eccessivamente, dando origine al fenomeno dell'emopoiesi clonale.

CHIP nuovo fattore di rischio cardiovascolare L’emopoiesi clonale (CHIP) è associata all’invecchiamento, è relativamente frequente nelle persone sane anziane (fino al 10% degli ultrasettantenni), e si è visto essere associata ad aumentato rischio di sviluppare neoplasie ematologiche e ad una ridotta sopravvivenza per morte cardiovascolare.
Anche perché l’emopoiesi clonale di potenziale indeterminato (CHIP), definita dalla presenza di un clone cellulare somatico espanso nelle persone prive di altre alterazioni ematologiche, è una comune condizione nei soggetti affetti da malattia coronarica, mentre sembra essere rara nei centenari.

Il trattamento con I131 (RAI) è stato associato “epidemiologicamente” allo sviluppo di neoplasie ematologiche.
L'emopoiesi clonale è una condizione di precursore clonale che conferisce un aumento del rischio di leucemia e si presenta con un tasso elevato nei pazienti con carcinoma tiroideo trattati con I131 rispetto ad altri tumori solidi.
Si è cercato di studiare se l'alta prevalenza di emopoiesi clonale possa essere il risultato dell'esposizione a Iodio radioattivo o se l'emopoiesi clonale possa essere un surrogato nell'associazione tra Iodio radioattivo e leucemia.
Sono stati valutati l'emopoiesi clonale, il potenziale driver dell'emopoiesi clonale, e la sopravvivenza globale in 279 pazienti con carcinoma tiroideo avanzato.
La prevalenza dell'emopoiesi clonale nei pazienti con carcinoma tiroideo è stata del 37% e quella di potenziale driver di emopoiesi clonale è stata del 5.2%.
L'età era il più forte predittore di emopoiesi clonale e di potenziale driver di emopoiesi clonale. Per ogni anno di aumento dell'età, c'è stato un incremento del 5% e del 13%, rispettivamente, delle probabilità di emopoiesi clonale e di potenziale driver di emopoiesi clonale.
La dose di Iodio radioattivo è risultata significativamente associata a emopoiesi clonale e a potenziale driver di emopoiesi clonale, anche dopo aggiustamento per età, radioterapia a fasci esterni e chemioterapia.
Per ogni aumento di 10 mCi della dose di Iodio radioattivo somministrata, c'era, rispettivamente, un incremento del 2% e del 4% delle probabilità di emopoiesi clonale e di potenziale driver di emopoiesi clonale.
I pazienti con potenziale driver di emopoiesi clonale precedentemente esposti a Iodio radioattivo hanno presentato una sopravvivenza significativamente più ridotta, anche quando si è stratificato per età (frequenza cardiaca=3.75, P=0.02).

In conclusione, lo Iodio radioattivo è risultato associato a un'alta prevalenza di emopoiesi clonale; l'emopoiesi clonale è uno stato precursore di neoplasie ematologiche ed inoltre sembra associato all’aumentato rischio cardiovasciolare. Come ipotizzato da Siddhart Jaiswal del Brigham and women’s Hospital di Boston, i portatori di CHIP sono esposti ad un rischio 1,9 volte superiore di sviluppare una CHD rispetto ai non-portatori, ed un rischio 4 volte superiore di andare incontro ad un precoce infarto acuto del miocardio.
Le implicazioni di questi studi possono favorire l'identificazione di emopoiesi clonale nei pazienti in cui i rischi potrebbero superare i benefici della terapia con Iodio radioattivo per il carcinoma tiroideo.

 

BIOGRAFIA

  • Boucai L et al, Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2018; 103: 4216-4223
  • Genovese G et al, N Engl J Med 2014;371:2477-248
  • Clonal Hematopoiesis and Risk of Atherosclerotic Cardiovascular Disease
  • Jaiswal S., Natarajan P., Silver A.J. The New England Journal of Medicine, Jun 2017

 

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