| L'interazione tra levo-tiroxina ed alcuni farmaci di comune  impiego clinico sarà oggetto di trattazione del presente articolo. 
                      
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                          In generale, un'interazione farmacologica può definirsi  come una risposta biochimico-clinica all'assunzione contemporanea di due o più  farmaci diversa da quella prevista in base agli effetti
                            indotti dall'assunzione separata dei due farmaci.  |  
                      
                        | L'interazione tra due farmaci può pertanto essere di tipo sinergico,  cioè con risposta farmacologica potenziata, di tipo antagonista, cioè con diminuzione della risposta clinico-farmacologica o di tipo idiosincrasico, cioè con una  risposta non prevedibile sulla base degli effetti noti di ciascun principio che costituisce l'associazione farmacologica.L'incidenza delle interazioni farmacologiche è variabile ed  è dose dipendente.
 Inoltre può variare in relazione alle vie di  somministrazione dei farmaci e/o all'eventuale compromissione funzionale di  alcuni organi deputati all'assorbimento o all'eliminazione e metabolismo degli  stessi.
 |  |  TEOFILLINE ED ORMONI TIROIDEI
 E' dimostrata un'interferenza farmacologica tra ormoni  tiroidei (levo-tiroxina e triiodotironina)
                      e teofilline (aminofillina, teofillina, etc).
 Nei pazienti ipotiroidei vi può infatti essere una ridotta clearance  della teofillina.
 Tale clearance ritorna normale con la correzione  dell'ipofunzione ghiandolare e l'ottenimento dell'eutiroidismo clinico ed  ormonale.
 E' dimostrato che le disfunzioni tiroidee influenzano il  metabolismo farmacologico.
 In linea generale l'ipotiroidismo causa una diminuzione  dell'eliminazione, mentre l'ipertiroidismo causa un aumento dell'eliminazione  dei farmaci.
 Nei pazienti ipotiroidei l'eliminazione delle teofilline  risulta prolungata.
 E' riportato in letteratura un caso di un paziente  ipotiroideo, anziano di 70 anni, che aveva avuto un'intossicazione da  teofillina di grado severo, pericolosa per la vita.
 Nel paziente in stato ipotiroideo l'emivita della teofillina  era infatti di 25,9 ore, mentre dopo l'ottenimento dell'eutiroidismo ormonale  era di 5,7 ore.
 In un caso analogo, la clearance della teofillina  raddoppiava (da 0,5 a 1 ml/min/Kg) in seguito al trattamento aggressivo di una  sindrome da ipotiroidismo con T4 endovena al momento del raggiungimento  dell'eutiroidismo.
 E' quindi assodato che i pazienti ipotiroidei hanno una  diminuita clearance della teofillina che ritorna normale con il ripristino  della normofunzionalità tiroidea con trattamento sostitutivo.
 La cinetica farmacologica delle teofilline è stata anche  studiata in soggetti ipertiroidei ed è stata trovata, in 15 soggetti, una  correlazione positiva tra clearance della teofillina e concentrazione di  tiroxina plasmatica.
 In 5 di essi la clearance si è ridotta in seguito a  trattamento tireostatico con carbimazolo.
 
 
                      
                        |  | ANTIDEPRESSIVI TRICICLICI E ORMONI  TIROIDEIE' dimostrata un'interazione farmacologica tra antidepressivi  triciclici (Amitriptilina, clorimipramina, desipramina, doxepina, nortriptilina, trimipramina, imipramina)
                          ed ormoni tiroidei.
 Gli ormoni tiroidei infatti, con meccanismo ad oggi  sconosciuto, possono accelerare l'azione iniziale degli antidepressivi.
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                        | In alcuni vecchi studi controllati, l'aggiunta terapeutica  di modiche quantità di estratti di tiroide secca induceva accelerazione  dell'inizio d'azione degli antidepressivi triciclici. La risposta finale invece non veniva modificata.
 Due case report hanno segnalato la potenziale tossicità  dell'associazione.
 Descritti casi di vertigini, nausea e tachicardia  parossistica 21 giorni dopo l'inizio della terapia associata con ormone  tiroideo + antidepressivo triciclico.
 |  |                        In una bambina è stata descritta s. tireotossicosica dopo 5  mesi di trattamento combinato. Numerosi sono i meccanismi proposti per  cercare di spiegare tale interazione farmacologica ma nessuno di essi è stato  dimostrato.
 BETA BLOCCANTI E ORMONI TIROIDEI
 E' stata segnalata, in alcuni studi, una riduzione  dell'effetto dei beta bloccanti negli  ipotiroidei, probabilmente per un effetto di riduzione del flusso ematico  epatico e dell'attività degli enzimi microsomiali epatici.
 
                      
                        |  | Di contro, negli ipertiroidei, per meccanismo opposto (aumentato flusso ematico ed esaltata attività enzimatica microsomiale), si è  osservato un aumento della clearance orale e sistemica dei beta bloccanti  (metoprololo e propanololo) con elevato rapporto di estrazione.Alcuni studi sul propanololo, hanno riportato in passato una  riduzione media del 40,9% della concentrazione plasmatica all'equilibrio del  beta bloccante (somministrato alla dose di 160 mg al dì) in sei pazienti affetti  da ipotiroidismo.
 Altri studi, non hanno invece evidenziato differenze  significative tra eu-ipo ed ipertiroidismo.
 |  DIGITALE E ORMONI TIROIDEI
 E' ben nota l'interazione farmacologica tra glicosidi  digitalici (digossina, digitossina) ed ormoni tiroidei.
 
                      
                        |  | In particolare è noto che le concentrazioni sieriche di  digitale si riducono nei pazienti ipertiroidei.Tale riduzione si verifica anche nei pazienti dapprima  ipotiroidei e successivamente riportati all'eutiroidismo ormonale con  trattamento sostitutivo tiroxinico.
 In tali condizioni pertanto l'effetto terapeutico della  digitale può ridursi.
 In pratica però, i pazienti in trattamento sostitutivo con  tiroxina e resi eutiroidei, se iniziano trattamento digitalico, non richiedono  un follow-up particolare.
 Nei pazienti invece inizialmente ipotiroidei può rendersi  necessario un aumento posologico della terapia digossinica se diventano  eutiroidei.
 |                        Numerosi sono al riguardo i lavori in letteratura che  dimostrano da un lato la resistenza degli ipertiroidei al trattamento  digitalico e, di contro, l'elevata sensibilità degli ipotiroidei. In uno studio viene riportato che l'induzione di  ipertiroidismo lieve in paziente con fibrillazione atriale richiede un dosaggio  digitalico 4 volte superiore per la  correzione della frequenza ventricolare.
 Altri hanno evidenziato che i pazienti ipertiroidei hanno  livelli sierici più bassi di digossina rispetto agli ipotiroidei che presentano  concentrazioni più elevate e ciò indipendentemente dalla via di  somministrazione (orale o endovenosa).
 I meccanismi coinvolti in questa variabilità di risposta  sono controversi e tirano in ballo variazioni dell'assorbimento, clearance  renale, volume di distribuzione, emivita sierica ed anche modificazioni della  sensibilità miocardica.
 ANTICOAGULANTI E ORMONI TIROIDEI
 L'azione terapeutica degli anticoagulanti  orali (ansindione, dicumarolo, warfarin) viene amplificata dalla  co-somministrazione di ormoni tiroidei (levotiroxina e triiodotironina).
 
                      
                        | E' stata ipotizzata una più rapida scomparsa dei fattori  della coagulazione vitamina K dipendenti in seguito alla somministrazione di  ormoni tiroidei.Durante la somministrazione contemporanea di anticoagulanti  e ormoni tiroidei andrebbero esaminati attentamente eventuali segni di  sanguinamento e monitorati gli indici di coagulazione (AP e INR).
 |  |  Di solito potrebbe essere necessario ridurre il dosaggio  degli anticoagulanti orali durante il trattamento tiroideo.
                      Di contro, la sospensione della terapia con ormoni  tiroidei, dovrebbe richiedere un aumento posologico degli anticoagulanti orali, sempre comunque in relazione al parametro di riferimento che è l'INR e l'AP. In alcuni case report si segnala che in soggetti  ipotiroidei di grado severo, in cui è stata iniziata terapia sostitutiva con  levo-tiroxina, si è resa necessaria una riduzione della posologia degli  anticoagulanti orali del 50- 400%.
 In una ragazza di 13 anni, per un sovradosaggio dovuto al  contemporaneo trattamento tiroideo,
                      si è verificata un'emorragia sub-aracnoidea con ematoma  sub-durale. A seguito di tali gravi effetti avversi si è adottata riduzione  posologica degli anticoagulanti.
 Al contrario, la perdita di fattori della coagulazione vit. K  dip. è aumentata nell'ipertiroidismo,  pertanto la risposta ipoprotrombinica nelle condizioni di tireotossicosi  risulta più rapida ed esaltata rispetto ai soggetti eutiroidei.
 ANTIACIDI, SALI DI CALCIO E ORMONI  TIROIDE
 Gli antiacidi a base di idrossido di alluminio e di magnesio e ossido di magnesio ed anche  il carbonato  di calcio, possono interferire sull'assorbimento della levo-tiroxina,  riducendone la biodisponibilità.
 
                      
                        |  | Se viene pertanto iniziata terapia con antiacidi va valutato  periodicamente il TSH per l'eventuale calibrazione posologica della terapia  sostitutiva con L-T4.In letteratura è descritto il caso di un paziente  sessantenne in trattamento a lungo termine con levo-tiroxina per una s.  ipotiroidea in cui, a seguito dell'inizio del trattamento con antiacidi, si è  verificata una demodulazione della dose terapeutica dell'ormone tiroideo e di conseguenza  un'elevazione patologica del TSH (36 mcU/ml).
 Detto paziente aveva assunto   4 volte al dì e per 4 mesi un preparato antiacido a base di idrossido di  alluminio e magnesio.
 |                        Risultati simili sono stati riportati in altri pazienti  trattati con preparati lassativi a base di ossido di magnesio ed anche in  alcuni altri trattati con preparati a base di carbonato di calcio (impiegato  come adiuvante dell'osteoporosi). COLESTIRAMINA E ORMONI TIROIDEI
 La colestiramina, una resina a scambio ionico usata nel  trattamento del prurito epatocolestatico e nelle ipercolesterolemie non  correggibili con statine (per intolleranza alle stesse) può determinare una  perdita dell'efficacia degli ormoni tiroidei esogeni somministrati.
 E' probabile che la colestiramina, per un effetto chelante  l'ormone tiroideo, ne inibisca l'assorbimento.
 
                      
                        |  | La colestiramina, in un paziente ipotiroideo in trattamento  sostitutivo con levo-tiroxina, andrebbe somministrata ad una distanza  temporale di almeno 6 ore dall'assunzione dell'ormone tiroideo. |                        Studi sui criceti, hanno dimostrato che la colestiramina  ostacola l'effetto della tiroxina esogena.Altri interessanti studi con tiroxina  marcata con traccianti radioattivi hanno dimostrato che la tiroxina  somministrata contemporaneamente alla colestiramina rimane per gran parte nel  tratto gastrointestinale.
 Studi in vitro hanno inoltre evidenziato che la  colestiramina chela in maniera molto tenace l'ormone tiroideo.
 Se i due farmaci vengono somministrati ad una distanza di  almeno 4-5 ore viene ripristinato l'assorbimento della tiroxina di almeno il 70%.
 Diversi sono i casi di pazienti in trattamento sostitutivo  divenuti ipotiroidei a seguito della contemporanea somministrazione di  colestiramina.
 IDANTOINE E ORMONI TIROIDEI
 Le idantoine (fenitoine, fenobarbital), possono inibire  l'azione e gli effetti degli ormoni tiroidei con meccanismo sconosciuto.
 
                      
                        | La contemporanea somministrazione di fenitoina in pazienti  in trattamento con levo-tiroxina ha richiesto l'aumento posologico dell'ormone  tiroideo assunto.Questa potenziale interazione che determinerebbe un aumento  del fabbisogno tiroxinico in pazienti in cui si intraprende terapia con  fenitoina, non è stata, però, dimostrata  in studi controllati.
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                        | LOVASTATINA (STATINA) E ORMONI  TIROIDEILa concomitante assunzione di lovastatina può ridurre  l'azione degli ormoni tiroidei, con meccanismo sconosciuto.
 Una paziente di 18 anni in trattamento con tiroxina per una  tiroidite di Hashimoto ha manifestato ipotiroidismo dopo l'assunzione  contemporanea di lovastatina per il trattamento di una iperlipoproteinemia di  tipo IIA di fredrickson (ipercolesterolemia pura).
 Prima di iniziare la terapia  con la statina la paziente era eutiroidea ed assumeva 125 mcg/die di  levotiroxina. Successivamente era virata in ipotiroidismo a seguito della  cosomministrazione di lovastatina e, dopo la sospensione di quest'ultima, era  nuovamente ritornata in eutiroidismo.
 Non vi sono, però, studi controllo che dimostrino questa  possibile interazione farmacologica ed inoltre in pazienti senza disfunzione  tiroidea, l'assunzione di lovastatina non determina variazioni delle  concentrazioni sieriche di ormoni tiroidei.
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                        |  | RIFAMPICINA E ORMONI TIROIDEILa rifampicina può incrementare la clearance epatica della  levo-tiroxina, per induzione enzimatica, con possibile insorgenza di ipotiroidismo, se non viene  incrementata la dose di ormone tiroideo somministrata sulla base dei valori del  TSH, che risultano incrementati durante l'assunzione di rifampicina.
 In diversi pazienti in trattamento tiroxinico, la  cosomministrazione di 600 mg di rifampicina per almeno 14 giorni, ha fatto  registrare l'aumento del TSH del 200% rispetto al valore iniziale.
 Il TSH ritornava ai valori di partenza dopo la sospensione  della rifampicina.
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                          SALI DI FERRO E ORMONI TIROIDEII sali di ferro determinano una riduzione dell'efficacia  degli ormoni tiroidei comportando ipotiroidismo se la dose di tiroxina non  viene calibrata adeguatamente.
  Il meccanismo che viene prospettato per tale interazione è  la possibile formazione di complessi tra levo-tiroxina e sali di ferro con  inibizione dell'assorbimento.  In caso di anemia sideropenica, in pazienti ipotiroidei, è  opportuno distanziare l'assunzione dei sali di ferro da quella della  levo-tiroxina.  In alcuni pazienti (14) in trattamento sostitutivo con L-T4  per ipotiroidismo di Hashimoto è stato documentato viraggio in ipotiroidismo  ormonale dopo cosomministrazione di solfato ferroso (300 mg/die per 7  settimane) a colazione, assieme alla levo-tiroxina.    In 11 pazienti si è osservato un aumento dei valori del TSH  da 1,6 a 5,4 mcU/ml.   In un solo paziente il TSH è salito da 2 a 40,8 mcU/ml. |  |  
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                        |  |  SUCRALFATO E ORMONI TIROIDEI
 Il sucralfato diminuisce l'effetto degli ormoni tiroidei per  un'interferenza sul trasporto intraluminale e transintestinale della  levo-tiroxina.
 La contemporanea somministrazione di L-T4 e sucralfato  comporta una netta riduzione dell'assorbimento dell'ormone tiroideo.
 Pertanto è opportuno, in caso di necessità, assumere il  sucralfato ad una distanza di almeno 8 ore dall'assunzione della tiroxina.
 Uno studio in volontari sani ha dimostrato  che il sucralfato assunto contemporaneamente alla levo-tiroxina, ne riduce  l'assorbimento e l'incremento di concentrazione sierica al picco.
   
                      
                        |  | SEVELAMER, CROMO PICOLINATO ED  EZETIMIBEIl sevelamer (Renagel cp da 400 e 800 mg) è un  farmaco che viene usato dai nefrologi per la correzione dell'iperfosfatemia nei  pazienti in trattamento emodialitico o in dialisi peritoneale.
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                        | Il cromo picolinato è un sale trivalente del cromo  con l'acido picolinico (derivato dal metabolismo del triptofano), usato come  micronutriente per la supposta azione di potenziamento dell'azione insulinica e  nei regimi dietetici dimagranti per la presunta azione anoressizzante e  antiaterogena. |  |  
                      
                        |  | L'ezetimibe (Zetia, Ezetrol) è invece un farmaco  ipocolesterolemizzante, che abbassa il livello del colesterolo di circa il 13%  e dei fitosteroli associati, riducendone l'assorbimento intestinale.  Ricercatori della Stony Brook University School of Medicine  di New York e del Tulane University Health Sciences Center di New Orleans hanno  valutato l'effetto acuto del sevelamer, del cromo picolinato e dell'ezetimibe  sull'assorbimento della levotiroxina.
 |   Lo studio è stato condotto su 7 volontari che hanno assunto  il sevelamer, il cromo picolinato e l'ezetimibe.I livelli plasmatici della levotiroxina sono stati misurati  ogni 6 ore dall'assunzione.
 Il sevelamer ed il cromo picolinato hanno ridotto in modo  significativo l'area sotto la curva di concentrazione plasmatica della  levo-tiroxina; di contro, l'ezetimibe non ha avuto nessuna influenza.
 Ne consegue che i pazienti in trattamento sostitutivo con  levo-tiroxina per ipotiroidismo, che stanno assumendo sevelamer o cromo  picolinato devono essere informati sulla necessità di assumere questi farmaci a  distanza di alcune ore da quella dell'ormone tiroideo.
 La dopamina, la bromocriptina e la cabergolina (dopamino-agonisti), i glucocorticoidi,  l’octreotide e il lanreotide (analoghi della  somatostatina), diminuiscono la sintesi e la secrezione del TSH.Pertanto, i  pazienti in trattamento  con questi farmaci possono avere concentrazioni sieriche ridotte  dell’ormone tireotropo ma con normalità degli ormoni tiroidei.
 I farmaci indicati non causano quindi  un vero ipotiroidismo centrale, però, la conoscenza del fatto che  inibiscono lievemente il TSH è importante per una corretta  interpretazione dei dati di laboratorio.
 
                      
                        |  | La dopamina e i dopamino agonisti vengono infatti usati anche per il trattamento delle sindromi da  inappropriata secrezione di TSH (adenoma TSH secernente, resistenza  ipofisaria parziale agli ormoni tiroidei) perché agiscono inibendo  la sintesi el TSH a livello trascrizionale. |  I glucocorticoidi (prednisone e desametasone) invece  esercitano la loro azione inibente a  livello post-trascrizionale.                     Taluni antibiotici come la minociclina e la doxociclina (derivati delle tetracicline),  provocano una colorazione scura della tiroide (black thyroid), per il deposito di pigmenti scuri di lipofuscina nel parenchima  ghiandolare, conseguente al metabolismo del farmaco.  Tale fenomeno di deposito pigmentario  ghiandolare non comporta alterazioni della funzione tiroidea, ed è  solo un fenomeno solo isto-morfologico.  La dobutamina, noto farmaco  simpatico-mimetico, usato nella terapia dello shock cardiogeno,  provoca ad alte dosi (> di 20 mcg/min e.v.), inibizione  transitoria della secreione del TSH. Il Sunitib, farmaco inibitore  della tirosino-chinasi, di recente introdotto in terapia oncologica, provoca ipotiroidismo nel 62% dei  pazienti trattati e ipotiroidismo permanente nel 36% dei casi.Si suppone che il sunitib induce  apoptosi dei tireociti conseguente all’inibizione della  tirosino-chinasi.
 
                      
                        |  | 
                          Il Denileukin Diftitox, farmaco  ottenuto con tcnica del DNA ricombinante, di recente introduzione nel  trattamento della micosi fungoide, può dare tireotossicosi  transitoria.   Tale farmaco è una proteina di fusione  tra una subunità della tossina difterica e una subunità dell’IL-2.  |  La L-Carnitina inibice il  trasporto intracellulare degli ormoni tiroidei, diminuendo pertanto  la loro azione sulle cellule bersaglio.Questo effetto è clinicamente  significativo ed ha risvolti terapeutici perché la L-Carnitina può  essere impigata nei pazienti con tirotossicoi iatrogena.
 
                      
                        |  | 
                          Il bexarotene è un agonista  selettivo del recettore X dell’acido retinico (RXR), impiegato  nella terapia dei linfomi cutanei, ha azione inibente la sintesi del  TSH.   Il trattamento con basse dosi (6,5  mg/m2/die)  di bexarotene provoca una riduzione significativa delle  concentrazioni sieriche del TSH nel 90% dei pazienti trattati e un  ipotiroidismo centrale in circa il 12%.   A dosi superiori (> di 300  mg/mq/die) il bexarotene causa un ipotiroidismo centrale nel 40-50%  circa dei casi.  |  Alcuni psicofarmaci come le fenotiazine  e aloperidolo, e alcuni procinetici o antiulcera come la metoclopramide e la cimetidina, che antagonizzano  l’azione della dopamina, aumentano la sintesi di TSH ma senza che  ciò abbia mai rilevanza clinica.  Gli antidepressivi triciclici (vedi  anche paragrafo precedente) e l'alfa-metildopa inibiscono  invece la sintesi del TSH senza che ciò comporta alcuna rilevanza  clinica. Studi sperimentali su animali hanno  evidenziato che l’estradiolo e il testosterone (a  causa della sua conversione periferica in estradiolo) inibiscono la  sintesi el TSH. Nell’uomo tale effetto sembra  irrilevante.
 Alcune segnalazioni vi sono a proposito  del nandrolone, usato da  alcuni individui come dopante, che provocherebbe significativa  riduzione, anche se transitoria, del TSH e degli ormoni tiroidei  circolanti. L’aminoglutetimide può  provocare ipotiroidismo con gozzo anche se, più spesso può dare  solo lieve riduzione dell’FT4 ed FT3 con aumento del TSH senza  evidenti corrispettivi clinici. La ribavirina sembra aumentare  l’incidenza di ipotiroidismo se associata a IFN-Beta.                     La rifampicina (vedi anche  paragrafo precedente) e gli antiepilettici carbamazepina, fenobarbital e fenitoina sono potenti induttori del  citocromo P450 e delle ossigenasi epatiche con conseguente aumento  del metabolismo della T4 (rimanendo invariato quello della T3). Nei pazienti eutiroidei e con normale  asse ipotalamo-ipofisi-tiroide tale induzione enzimatica non comporta  alcuna conseguenza, essendo compensata da un'aumentata produzione  ormonale.
 Nei pazienti ipotiroidei, invece, tale  meccanismo può provocare un peggioramento clinico ed aumento del  fabbisogno tiroxinico giornaliero.
 I salicilati (aspirina), altri FANS, la furosemide  e le eparine, pur non  provocando manifestazioni cliniche evidenti, possono determinare un  aumento, di solito transitorio, delle frazioni libere degli ormoni  tiroidei (FT4 ed FT3).Le dosi oltre le quali tale effetto si  può manifestare sono di  > di 2 gr per i salicilati, > di 80 –  100 mg per la furosemide e 2000 U per l’eparina.
 Le Sulfaniluree, ma anche la  fenitoina e la carbamazepina competono con il legame degli ormoni  tiroidei alla TBG ma solo a dosi molto elevate  che non sono quelle  usate nei normali schemi terapeutici.                     L’interleuchina-2 (IL-2) provoca ipotiroidismo nel 21-47% dei pazienti trattati con un  meccanismo patogenetico di attivazione dei linfociti Th1. L’ipotiroidismo è, di solito,  transitorio e secondario ad una tiroidine silente indotta dall’IL-2  e, più di rado, a una tiroidine autoimmune di Hashimoto.
 I flavonoidi, oltre agli effetti  sulla funzione tiroidea, inibiscono l'attività degli enzimi  5’desiodasi tipo I   e 5 –desiodasi. Gli antiacidi come i PPI (inibitori  di pompa protonica) e gli anti H2, aumentano il Ph gastrico  riducendo l’assorbimento degli ormoni tiroidei. Infatti la naturale  acidità gastrica è fondamentale per l’ottimale assorbimento della  levo-tiroxina.  L’interazione farmacologia può essere evitata con  l’assunzione distanziata  dei farmaci di almeno 4-6 ore.
   BIOGRAFIA 
                      
                        
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